SAN TOMMASO D’AQUINO, definito Doctor Angelicus, nacque con grande probabilità nel 1225 nella contea di Aquino. Visse i suoi anni infantili nei vari Castelli dei Conti d’Aquino. Da Bambino visse nel Palazzo Comitale di Aquino e frequentò la Chiesa di Santa Maria della Libera: nella lunetta sopra il portale d’ingresso sono raffigurate benemerite nobildonne della sua famiglia.
Dopo aver studiato presso la vicina Abbazia di Montecassino si trasferì a Napoli, dove entrò in contatto con l’ordine domenicano: presto ne vestì l’abito, abbracciando la regola con assoluta convinzione. Nel 1244, i familiari, contrari a questa scelta, lo costrinsero in prigionia tra i castelli di Monte San Giovanni Campano e Roccasecca. In seguito però si resero conto della vera vocazione di Tommaso e gli restituirono la libertà. Così Tommaso viaggiò, studiò e insegnò nelle principali università del Medio Evo, tra le quali la Sorbona di Parigi. Tra il 1268 e il 1273 si occupò della redazione della sua opera più celebre, la Summa Theologiae. Morì a Fossanova il 7 marzo 1274. Santo e Dottore della Chiesa, è unanimemente considerato uno dei principali pilastri teologici e filosofici della Chiesa Cattolica.
Una leggenda narra che un fulmine cadde sul torrione proprio nella stanza dove Tommaso era custodito da una domestica con la sorellina, uccidendo questa e poi i cavalli della stalla sottostante. Questo episodio in cui venne risparmiata la sua vita viene ricordato come l’inizio della sua vocazione.
Quando il giovane Tommaso studiava a Colonia i compagni iniziarono a chiamarlo “bue muto” a causa del suo atteggiamento silenzioso e taciturno e della sua corporatura non proprio esile. Ma Alberto Magno dopo aver saputo il fatto esclamò “Voi lo chiamate il “bue muto”!? Io vi dico che, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un'estremità all'altra della terra!”. E così fu.
Quando Giovanni XXII lo iscrisse nell'albo dei santi, nel 1323, a quanti obiettavano che Tommaso non aveva compiuto grandi prodigi né in vita né dopo morte, il papa rispose con la celebre frase: "Quante proposizioni teologiche scrisse, tanti miracoli fece".
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